AD ANIELLO DESIDERIO E A LUCIO
MATARAZZO, di Angelo Gilardino
Ragazzi, ho appena finito di ascoltare
il vostro CD fresco di stampa, contenente
i lavori che ho scritto per voi: il
"Concerto del Sepeithos" per due chitarre
e orchestra e "Riviera di Chiaia -
Passeggio Reale per due chitarre". Saranno
gli ascoltatori e i critici (quelli
autentici) a dare risposta al vostro
lavoro. Io devo dirvi altro: quando un
compositore chiede ai suoi interpreti
qualcosa che "prima non c'era, non si
sapeva, non si faceva", ossia, quando
tenta di ampliare il lessico sonoro dello
strumento per il quale sta scrivendo,
entra nel buio della più completa
solitudine. Non è facile - sapete -
abitare lì, nutrirsi soltanto delle
proprie intuizioni, sopportando l'immane
fatica del realizzarle, e rimanere a
lungo, a volte per tutto il tempo restante
della propria vita, a domandarsi se quel
che si è creduto di inventare non
sia soltanto illusione. Non tutti hanno la
forza di continuare a credere nelle
proprie visioni, perché queste non
sono permanenti, ma fuggitive, e non basta
annotarle sulla carta nei momenti in cui
si presentano per accertare la loro
verità. Vi ringrazio per avermi
confermato quello di cui ero intimamente
convinto senza poterlo provare a me
stesso: si poteva far parlare, al duo di
chitarra, una lingua musicale nuova, a
patto che i virtuosi ai quali era
indirizzata la richiesta potessero e
volessero adeguare le loro risposte
forgiando i mezzi tecnici necessari:
quelli esistenti e già in uso non
sarebbero bastati. I padri che mi hanno
preceduto, da Sor e Giuliani a
Castelnuovo-Tedesco, hanno ora in me un
discendente, un continuatore, non un
epigono: questo risulta all'orecchio di
chiunque ascolti il vostro CD dopo pochi
secondi, ed è quel che avevo
cercato e che mi basta. Vi devo questa
conferma, che serve come viatico
all'età, alla stanchezza e alla
residua volontà di continuare (ma
basteranno le poche forze rimaste?) E
quindi vi ringrazio. Vi prego di
portare il mio ringraziamento anche a
Massimo Testa, il bravissimo direttore che
ha capito tutto quel che avevo in mente
nello scrivere l'insolita partitura,
incluso il temerario passo in cui la
tromba e l'oboe procedono insieme,
rischiando la zuffa (ma lui ha saputo come
mescolarli e far uscire quel suono
speciale che avevo in mente): sono sicuro
che lui sa da dove ho pescato quell'idea
un po' balzana, ma alla fine vincente.
Vi auguro ogni bene e Vi saluto con
stima e con affetto. Vostro Angelo
Gilardino.
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